Come piace a molti adolescenti, anche a me piace andare controccorrente, se ce ne sono buone ragioni.
Negli ultimi mesi, frequentando importanti allevatori della zona di Cremona e non solo, alcuni dei quali avente parte attiva nelle varie organizzazioni di allevatori, ho ascoltato la notizia del prossimo innalzamento delle quote latte. E non sono opinioni di piccoli allevatori, ma di persone che da generazioni masticano zootecnia e hanno centinaia di capi in lattazione, con enorme esperienza nel settore. Nell'ambiente della fiera tra gli allevatori continua a circolare la stessa opinione, eppure a me sembra una vana speranza, pronto, come tutti coloro che fanno pronostici, a fare ammenda nel caso venissi smentito.
Fra gli addetti ai lavori si pensa invece che accadrà semmai l'opposto e in alcuni casi è già accaduto: dai 42 centesimi al litro, una chimera fino a qualche tempo fa per alcuni, si è passati ai 40 centesimi
Il mercato europeo sta subendo una forte contrazione, ciò che succede nelle borse quotidianamente ne è la prova. La microrealtà della zootecnia italiana non è esente dal mutamenti macroeconomici e presto verrà investita dalla crisi incipiente. L'est è il futuro, il selvaggio est, wild est! Regole meno ferree, ma economie che producono a prezzi più vantaggiosi. Per questo molte aziende del settore stanno strizzando l'occhio all'est Europa, mercato emergente e in grande evoluzione, mentre dall'Italia si aspettano pochi investimenti nei prossimi anni e molte chiusure di piccole-medie aziende.
Le stesse aziende del comparto zootecnico dunque si stanno rivolgendo altrove, forse pessimiste come me, forse semplicemente attirate dalle sconfinate praterie da conquistare e dai lauti guadagni che si prospettano, mentre il mercato europeo è in stagnazione.
Il prezzo della globalizzazione è dunque questo: il livellamento delle produzioni. Il prezzo del latte non arriverà, almeno nel breve periodo, ai 50 centesimi.
Negli ultimi mesi, frequentando importanti allevatori della zona di Cremona e non solo, alcuni dei quali avente parte attiva nelle varie organizzazioni di allevatori, ho ascoltato la notizia del prossimo innalzamento delle quote latte. E non sono opinioni di piccoli allevatori, ma di persone che da generazioni masticano zootecnia e hanno centinaia di capi in lattazione, con enorme esperienza nel settore. Nell'ambiente della fiera tra gli allevatori continua a circolare la stessa opinione, eppure a me sembra una vana speranza, pronto, come tutti coloro che fanno pronostici, a fare ammenda nel caso venissi smentito.
Fra gli addetti ai lavori si pensa invece che accadrà semmai l'opposto e in alcuni casi è già accaduto: dai 42 centesimi al litro, una chimera fino a qualche tempo fa per alcuni, si è passati ai 40 centesimi
Il mercato europeo sta subendo una forte contrazione, ciò che succede nelle borse quotidianamente ne è la prova. La microrealtà della zootecnia italiana non è esente dal mutamenti macroeconomici e presto verrà investita dalla crisi incipiente. L'est è il futuro, il selvaggio est, wild est! Regole meno ferree, ma economie che producono a prezzi più vantaggiosi. Per questo molte aziende del settore stanno strizzando l'occhio all'est Europa, mercato emergente e in grande evoluzione, mentre dall'Italia si aspettano pochi investimenti nei prossimi anni e molte chiusure di piccole-medie aziende.
Le stesse aziende del comparto zootecnico dunque si stanno rivolgendo altrove, forse pessimiste come me, forse semplicemente attirate dalle sconfinate praterie da conquistare e dai lauti guadagni che si prospettano, mentre il mercato europeo è in stagnazione.
Il prezzo della globalizzazione è dunque questo: il livellamento delle produzioni. Il prezzo del latte non arriverà, almeno nel breve periodo, ai 50 centesimi.
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